10 cose da evitare per curare le tendinopatie.
- Frederique Chiampo
- 12 lug 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 16 nov 2020
La professoressa Jill Cook (una fra le massime esperte di tendinopatie al mondo) ha riassunto dieci cose da non fare per il dolore ai tendini.

La tendinopatia è una delle problematiche più frequenti che noi fisioterapisti ci troviamo ad affrontare. E' caratterizzata da dolore ad un tendine che peggiora col carico e l’attività fisica. Una volta veniva definita tendinite (infiammazione del tendine) ma da studi recenti è ormai chiaro che essa non è associata ad un processo infiammatorio classico ma all'incapacità del tendine di sopportare un carico.
La ricerca scientifica sulle cure delle tendinopatie, sia degli arti superiori (sovraspinoso e cuffia dei rotatori nella spalla, per esempio), sia degli arti inferiori (fra i più colpiti tendine d’Achille, tendine rotuleo), sta facendo passi da gigante. Ancora non si conosce il metodo migliore per trattarle, ma sappiamo cosa non fare, il che ci permette di focalizzare il processo di cura sui metodi che sembrano funzionare di più e soprattutto abbandonare quelli che fanno perdere tempo e costituiscono uno spreco di soldi.
La professoressa Jill Cook ha riassunto dieci cose da non fare se si ha una tendinopatia agli arti inferiori:
1) RIPOSO ASSOLUTO
Il riposo comporta solo una riduzione della capacità del tendine di sopportare i carichi, peggiorando quindi la patologia esistente. Ma se il carico su un tendine crea dolore, cosa si può fare? Ovviamente non bisogna ignorare il dolore (vedi punto 4), ma conviene affidarsi ad un fisioterapista esperto che sappia gestire al meglio la patologia dosando carico, tipologia e volume di esercizio.
2) TRATTAMENTI PASSIVI
I trattamenti passivi come ghiaccio o elettroterapia possono ridurre il dolore nel breve periodo, ma sono totalmente inefficaci sul lungo periodo.
3) INFILTRAZIONI
Le infiltrazioni per le tendinopatie non sono efficaci. Riducono il dolore per pochi giorni, ma sul medio e lungo periodo, oltre a non guarire il problema, peggiorano la patologia. Non fare mai un'infiltrazione senza prima aver provato un programma serio di fisioterapia basato su esercizi scientificamente validati.
4) IGNORARE IL DOLORE
Il dolore non deve fare paura, ma deve essere usato come segnale per capire quanto il tendine può essere caricato (vedi punto 10).
5) STRETCHING
Lo stretching aumenta le forze compressive sul tendine peggiorando la sintomatologia. Se la muscolatura è rigida, è preferibile un massaggio.
6) MASSAGGIARE IL TENDINE
Non conviene massaggiare direttamente il tendine perché si potrebbe solo peggiorare la situazione. Talvolta può derivarne un sollievo momentaneo salvo poi peggiorare di nuovo in poco tempo. Il massaggio può invece essere utile sulla muscolatura relativa al tendine sofferente.
7) PREOCCUPARSI DELLE IMMAGINI DERIVATE DAGLI ESAMI STRUMENTALI
Non bisogna temere i risultati degli esami strumentali: un tendine patologico può, anzi deve, essere caricato (sempre seguendo i consigli di un professionista). Nei referti, parole come "degenerazione" o "lesione" possono spaventare il paziente che tenderà a non fare più nulla che comporti l’utilizzo del tendine, causando l'instaurarsi del circolo vizioso descritto al punto 1.
8) AVER PAURA DELLA ROTTURA
La maggior parte delle persone che ha subito la rottura di un tendine non avvertiva nessun tipo di dolore in precedenza. Quindi percepire dolore non si associa ad un maggior rischio di rottura tendinea. Il dolore ci aiuta a capire come ricalibrare i carichi che il tendine può sopportare.
9) PRENDERE DELLE SCORCIATOIE
Dedicare poco tempo alla riabilitazione non funziona. Terapie passive (ultrasuoni, tecar, tens) possono portare nel migliore dei casi solo ad un beneficio a breve termine. Quando il tendine verrà sottoposto nuovamente ad un carico importante il dolore si ripresenterà. Una buona riabilitazione di un tendine, della durata di 3 mesi, porta a ottimi risultati nel lungo periodo.
10) NON CAPIRE QUALI ESERCIZI SONO BENEFICI E QUALI NO PER IL TENDINE
Salti, cambi di direzione, sprint sono attività da evitare nel primo periodo e da gestire con un aumento progressivo in seguito. Esercizi di forza possono invece aiutare molto la guarigione di un tendine.
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