La patologia Artrosica
- danieletacconella
- 20 giu 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 16 nov 2020
Come riconoscerla e come trattarla.

Introduzione e fattori di rischio
L’osteoartrosi (OA), patologia a carattere degenerativo, è la più comune delle patologie articolari nel mondo, affligge circa il 10% degli uomini ed il 18% delle donne di età superiore ai 60 anni. E' da considerarsi come un gruppo eterogeneo di condizioni che determinano sintomi a carico delle articolazioni, con perdita del tessuto cartilagineo, in combinazione a cambiamenti a carico del tessuto osseo e dello spazio articolare. Il dolore e la perdita di funzionalità possono risultare molto invalidanti e costituire un costo importante nei Paesi occidentali, in termini di perdita di produttività e di giornate lavorative. Tradizionalmente, il trattamento di questa condizione ha un approccio dapprima di tipo conservativo per la gestione del dolore, fino alla eventuale sostituzione totale chirurgica dell’articolazione colpita, ovviamente non scevra da rischi intrinseci legati a eventi avversi o alla durata dello stesso neo-impianto.
Alcuni dei principali fattori di rischio sono rappresentati dal carico richiesto alle articolazioni e dalle alterazioni biomeccaniche che siano congenite o acquisite, in individui predisposti a sviluppare OA . Uno dei fattori di rischio maggiormente indagati è l’obesità, che notoriamente contribuisce all’incremento del carico sulle articolazioni del corpo, inducendo a considerare il fattore meccanico quale principale sospettato; tuttavia l’obesità si inserisce maggiormente nel contesto dei fattori sistemici, dal momento che è ampiamente dimostrato che determina un aumento della suscettibilità delle articolazioni, per la maggior presenza di adipociti infiammatori con conseguente incremento del profilo infiammatorio di base. L’evidente coinvolgimento di fattori e meccanismi sistemici, tipicamente associati a complessi processi di natura infiammatoria, ha spinto a spostare il focus attentivo della patologia da una condizione locale dell’osso e dell’articolazione ad una più ampia prospettiva, considerando l’OA come infiammazione sistemica.
La diagnosi
La difficoltà nella diagnosi clinica della OA risiede nel fatto che la patologia si manifesta sì con un dolore caratteristico, ma conosce un periodo sub-clinico di cambiamenti strutturali in cui il paziente è asintomatico, per poi giungere ad una condizione di irreversibilità in cui la gestione globale del paziente rappresenta la principale strategia di azione per limitare progressione e disabilità relativa della patologia. Tradizionalmente, la diagnosi di OA è supportata da imaging radiografico, ma resta puramente clinica, basata sulla storia del paziente e i suoi sintomi.
Il Trattamento
Il trattamento conservativo dell’OA si avvale di ogni ambito della fisioterapia e della medicina. Hanno dimostrato di poter modificare il decorso della patologia:
- la perdita di peso, anche come fattore di prevenzione in caso di sovrappeso; - l'esercizio terapeutico, per incremento sia della forza sia della capacità aerobica: i sintomi migliorano e si riduce il rischio di progressione della patologia;
- la terapia manuale (mobilizzazione articolare, stretching,...);
- la terapia farmacologica, con benefici riscontrabili nella riduzione del dolore e nel miglioramento della qualità della vita.
Per quel che riguarda la Fisioterapia e l’esercizio terapeutico, non è espressa alcuna preferenza tra esercizi eseguiti in acqua e quelli eseguiti a terra: la scelta dovrebbe essere adeguata al tipo di paziente ed al suo grado di abilità di esecuzione degli esercizi. Ad esempio, un paziente che ha un decondizionamento aerobico potrebbe inizialmente partecipare ad un programma di esercizio in acqua al fine di migliorare proprio questa condizione. Una volta acquisite le competenze, si potrà progredire con un programma di esercizio "a secco" scegliendo, in accordo con il proprio fisioterapista, se continuare un programma di condizionamento aerobico, passare ad un programma di rinforzo muscolare, o eseguirli entrambi.
Inoltre è raccomandato: - partecipare a programmi di autogestione che includano interventi di tipo psicosociale; - l'utilizzo di terapia fisica termica e terapia manuale in combinazione ad esercizio terapeutico sotto la supervisione di un fisioterapista; - l'utilizzo di taping; - partecipare a programmi di thai chi o altra ginnastica di gruppo; - utilizzare ausili per la deambulazione o tutori/splint, laddove si renda necessario; - sottoporsi a trattamenti di terapia manuale in combinazione ad esercizio terapeutico sotto la supervisione di un fisioterapista.
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